Saturday, June 7, 2008

Il futuro dell'e-learning


L'ultimo seminario che come CREMIT abbiamo organizzato insieme agli amici del team TIC dello IUFFP ci ha portato a riflettere su molte interessanti questioni inerenti il rapporto tra TIC e formazione: sistemi di monitoraggio e valutazione dei sistemi e-learning, analisi psicopedagogica dei forum (qui la nostra esperta è Simona Ferrari), strategie e politiche per la riduzione del digital divide.
Non entro nel merito né della ricostruzione del dibattito attivato dalle comunicazioni (troppo ricco e articolato), né della complessità di questioni che esso ha aperto, prima tra tutte la riflessione sul profilo e le competenze dell'e-tutor soprattutto in relazione al suo compito "clinico" nei confronti della comunicazione mediata che nella classe virtuale si produce. Mi limito a riprendere solo uno spunto, fornito alla discussione da Giorgio Comi. Giorgio notava come, nel passaggio dalla comunicazione in presenza alla comunicazione mediata da computer, specificamente nel forum, si registri un passaggio da un modello narrativo a uno classificatorio di discussione: in sostanza, quando discutiamo in presenza, tenderemmo a raccontarci, mentre nell'e-learning la discussione sarebbe molto più finalizzata e richiamata a incasellarsi in una cornice.
Quanto Giorgio osserva è vero. Ma occorre inquadrarlo entro un altro tipo di processo, quello che vede l'ingresso sempre più insistente degli strumenti del Web 2.0 dentro i processi di formazione on line. Questo ingresso, per restare alla coppia narrativo-classificatorio, probabilmente ridefinisce gli equilibri spostando di nuovo l'asse dal classificatorio al narrativo o, quanto meno, favorisce una saldatura di entrambi (come quando utilizziamo un blog per attivare l'aula). Ma la ridefinizione va oltre le modalità della discussione. Mi limito a indicare altre due linee di tendenza interessanti.
La prima riguarda il profilo del formatore. Dopo che l'e-learning ne aveva ridefinito il ruolo in termini distribuiti, nel segno dello staff, il Web 2.0 pare riconsegnare il timone della formazione al formatore "ricucendo" in qualche modo la distinzione di docente e tutor che invece era stata tipica (e lo è ancora in larga parte) dell'e-learning. La seconda tendenza è relativa invece alla piattaforma. Signora incontrastata dell'e-learning, sta vivendo una crisi: ne sono responsabili gli ambienti wiki, ma anche Google Apps Education, di cui sappiamo molte università (come la Arizona State University, ad esempio) già si stanno servendo come piattaforma alternativa a quelle "classiche" dell'e-learning. Si tratta di un processo destinato a cambiare molte cose, nella formazione e nelle organizzazioni. Meno costi, più flessibilità, un'interfaccia più facile, integrazione totale con il Web, niente problemi di amministrazione. Sarebbe bello discuterne...

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1 comment:

Massimo said...

Il Web sta cambiando. Stanno nascendo sotto sistemi al sistema principale chiamato Internet.

Sono un tecnico. Seo, sem, sviluppatore di Web apps.

Il Web 1.0 era un aggregato di sistemi isolati. Sistemi semplici costituiti da un lato client ed un lato server (costituito da script e database).
Il Web 1.0 trascurava completamente i problemi legati alla portabilità (i dispositivi mobili non esistevano..), all'usabilità, all'esperienza utente.
Il Web 2.0 vuole essere portabile, pervasivo e, quindi soprattutto, un servizio.
Diventa evidente che SVILUPPARE SERVIZI portabili, usabili e interessanti fa crescere esageratamente i costi di realizzazione e gestione.
Nascono quindi le API pubbliche messe a disposizione dai grandi portali che consentono di aprire l'informazione e permettono l'integrazione con altre strutture.
Il Web in pratica sta creando sotto sistemi proprietari di se stesso. Il problema è la libertà intellettuale e creativa degli sviluppatori e degli utenti.